Chiacchierando con Laura Bartolommei

DOVE, COME E QUANDO HAI INIZIATO A GIOCARE A TENNISTAVOLO?

Come credo sia capitato a moltissimi, ho preso in mano la racchetta da ping-pong per la prima volta un’estate in vacanza. Dopo due mesi di mare sono tornata a Milano bianca come quando ero partita, ma con la targhetta di vincitrice del torneo femminile del camping Tio Pepe di Marina di Camerota.

A Milano, dopo qualche puntata in sala giochi (ve le ricordate? tristissimi stanzoni che avevano allineate lungo le pareti delle consolle a gettoni per i primi videogiochi, insieme a biliardini e a qualche tavolo da ping-pong), sono capitata una sera al Vigorelli. Magia… sul tavolo centrale alcuni semidei giocavano a una velocità inaudita, senza sbagliare mai.
Era un sotto scala insalubre, poco riscaldato, male illuminato e maleodorante (una puzza terribile di muffa mista a cherosene e a sudore di uomini vivi ti assaliva non appena aprivi, a spallate, la pesante porta di ferro) ma era il tempio del tennistavolo milanese. Qui si allenavano i grandi campioni: Pelizzola, Giontella, Maietti, Nazzari, Bargagli, Tinelli, la grande Paola Bevilacqua. Ti sedevi su una panca con la racchetta in mano e passavi interi pomeriggi a guardarli giocare, quando si liberava un tavolo riuscivi a fare due tiri nell’area riservata ai “carciofi” 😉 (pavimento disconnesso e soffitto basso) dove cercavi di mettere in pratica, di copiare quello che avevi visto fare a loro.

A volte capitava che, a causa di un ritardo o di qualcuno che dava buca, uno dei bravi – rimasto senza compagno – ti mettese lì a bloccare, e così, piano piano, sono arrivate le prime gare individuali e i campionati, serie C, serie B, serie A.

LA VITTORIA PIU’ BELLA CHE NON DIMENTICHERAI MAI

La vittoria più bella è sempre la prossima, è per lei che impariamo a sopportare tutte le sconfitte 😊

Tuttavia, ricordo ancora l’emozione per l’accoppiata realizzata a diciassette anni ai Campionati Italiani terza categoria a l’Aquila, dove vinsi i titoli di singolare e di doppio misto (con Mario Cuzzoni) e la gioia provata vent’anni dopo (dopo aver smesso di giocare per dodici anni) per il titolo di doppio femminile terza categoria, conquistato agli Italiani di Terni insieme alla mia compagna e cara amica Simona Alghisi la quale, dopo aver messo a segno l’ultimo punto con una schiacciata di rovescio, mi ha sollevato di peso neanche fossi un fuscello.

WONDER PINK WOMEN E ROTOCLEAR, PARLACI DI QUESTE TUE AVVENTURE.

È stato meraviglioso tornare a giocare con le amiche, compagne e avversarie di una vita, Stefania e Susanna, e avere l’occasione di costruire nuove amicizie con le più giovani Elisa ed Elena. I rapporti che si costruiscono all’interno di una squadra di ping-pong – anche se in campo si è soli, e forse proprio per questo – sono sempre sinceri: quando giochi non puoi che esprimere te stesso, mostrarti per quello che sei.

Del nostro equipaggio fanno parte anche il coach Valerio, che con infinita pazienza ci segue punto su punto, sempre all’erta, senza mollarci mai, e il presidente Alessandro, presente ad ogni incontro, con la telecamera e i preziosi incitamenti al momento giusto.

Ah, dimenticavo: abbiamo anche una divisa bellissima, super pink!

La Rotoclear è il tipico esempio di trasversalità di questo sport, capace di unire persone diversissime, di gettare un ponte tra i generi e le generazioni. Cosa ci fanno due uomini, una donna e un ragazzino seduti in macchina a ridere e scherzare, parlare di musica, di tattica, di vita? Vanno in trasferta a giocare a ping- pong.

Al momento siamo in fondo alla classifica ma pronti alla riscossa. Dino, Andrea, Cecè: durissimiii!!!

IL TENNISTAVOLO PURTROPPO IN ITALIA, SPESSO, NON E’ CONSIDERATO UNO SPORT MA UN PASSATEMPO, SECONDO TE PERCHE’?

In Italia, purtroppo, pare che esista solo il calcio, di sport “minori” si parla solo quando qualche fuoriclasse vince una medaglia alle Olimpiadi. Manca una cultura sportiva veramente diffusa e mancano le strutture. Inoltre, il nostro è uno sport difficile, molto tecnico, per imparare anche solo le basi servono anni di allenamento. In un periodo dominato dalla velocità e dove conta solo il risultato non è facile per un bambino avere la pazienza e la dedizione necessarie.

CHI E’ LAURA PONGISTA?

Non c’è differenza tra la pongista e la persona: se vuoi sapere chi sono guarda come gioco 😉

PER TE IL PING-PONG E’?

È soprattutto un modo per conoscere me stessa – il corpo, la psiche, le emozioni, le debolezze, i difetti, i punti di forza – un modo per cercare di migliorare sempre (anche nelle relazioni) proprio attraverso l’approfondimento di questa conoscenza. Diciamo che è una forma di autoanalisi molto piacevole e salutare.

Che dire? È uno sport bellissimo, difficilissimo, veloce, spietato, violento, multiforme…

E poi c’è il rumore della pallina: irresistibile, una musica che ti ipnotizza e ti cattura.

È giunta al termine questa intervista carica di passione, dedizione e sacrifico per questo sport, intervista che mi ha fatto sorridere in alcuni tratti, un’intervista rilasciata da unatleta (come ha detto Andrea Serpi) con un’esperienza eccezionale, un’intervista dove uno sport, tecnico, tattico, difficile si fonde e si lascia trascinare da una musica che viene liberata soltanto da una pallina.

Ci “vediamo” alla prossima intervista.

Rds

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